Arrivano dal Brasile i primi risultati di un test clinico che mette in luce il potenziale terapeutico dell’Ayahuasca nel trattamento della depressione. La rivista scientifica Nature ce ne racconta i dettagli.
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L’Ayahuasca, usata da secoli in cerimonie di guarigione dalle popolazioni indigene dell’Amaziona e dagli anni ’30 nelle cerimonie religiose del Santo Daime poi diffusosi in tutto il mondo, sta attirando l’attenzione dei ricercatori medici come possibile trattamento per la depressione.
A confermarlo è uno studio condotto da Jaime Hallak, Neuroscienziato all’Università di San Paolo in Brasile, che ha somministrato una dose leggera di Ayahuasca a sei volontari a cui era stata precedentemente diagnosticata una forma grave di depressione e che non rispondevano ad almeno uno degli antidepressivi tradizionali. Nessuno di loro aveva precedenti esperienze di Ayahuasca.
Durante la seduta ai partecipanti sono stati somministrati dei questionari standard per monitorare il livello dei loro sintomi depressivi. Risultati positivi si sono visti dopo le prime due o tre ore (anche se gli effetti psichedelici possono impiegare fino a 5 ore per scomparire del tutto). Gli effetti sono stati statisticamente significativi e sono continuati anche nelle successive tre settimane.
Nature ci fa sapere che Brian Anderson, Psichiatra dell’Università della California a San Francisco, che non ha partecipato allo studio ma ha pubblicato diversi articoli sul potenziale della bevanda, ha commentato positivamente lo studio affermando che “È un proof-of-concept di quello che molti utilizzatori di Ayahuasca nei rituali conoscono già: l’Ayahuasca può aiutarti a stare bene, non solo durante l’esperienza, ma anche nei giorni o settimane a venire. La relazione tra gli effetti psichedelici dell’Ayahuasca e i suoi effetti terapeutici devono essere sperimentati empiricamente.”. Mentre James Stone, Psichiatra al King’s College London e che ha studiato gli effetti degli psichedelici nel cervello, ha confermato che lo studio è interessante ma che i risultati devono essere presi con la giusta cautela dato che lo studio non presentava il gruppo placebo.
L’articolo di Nature prosegue e ci conferma che altri studi sono già in corso. Infatti Draulio de Araujo, Neuroscienziato alla Federal University di Rio Grande do Norte in Brasile e co-autore dello studio, afferma che il suo team ha già trattato 46 (degli 80 pianificati) pazienti in un test su Ayahuasca e depressione utilizzando la somministrazione casuale di placebo con un processo “double blind” (NDA: dove nemmeno l’operatore sa se sta somministrando o meno il placebo o una dose effettiva, in modo da non poter alterare anche involontariamente i risultati dello studio). Lo studio è iniziato a Gennaio 2014 e i risultati sono previsti per la fine del 2015.
Si tratta di risultati preliminari e di uno studio che è solo agli inizi, è tuttavia interessante notare come la rivista Nature ne abbia parlato con naturalezza scientifica. Solo recentemente, infatti, il tema del potere curativo degli psichedelici, sperimentato ad inizio secolo, sta riprendendo corpo nella comunità scientifica mano a mano che cadono i tabù in cui sono state confinate le sostanze psicoattive dopo gli usi incontrollati degli anni ’60.
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